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Dea, un nome e un fatto
All’Ospedale Santa Chiara di Pisa, da qualche anno gira per le corsie una femmina di rottweiler. Dea è il suo nome ed è entrata nel progetto di pet therapy della struttura. I risultati sono stati, e continuano ad essere, sorprendenti. Bimbi autistici che hanno aperto una porta sul mondo, passando attraverso gli occhi di un grande cane nero. Bimbi anoressici che hanno iniziato a mangiare, prima solo in presenza della loro amica, e poi hanno ripreso la vecchia e buona abitudine al piacere del cibo. Bimbi malati di cancro, disperati e terrorizzati in corsie di ospedale così diverse dalla loro cameretta, che hanno riacquistato sorriso e tranquillità solo accarezzando un crapone grande e nero, ed ora pronti ad affrontare con grinta i disagi del futuro.E quando i bimbi se ne tornano a casa, sull’ambulanza un posto speciale è riservato a Dea che li accompagnerà sin sulla soglia di casa. Insomma, un esperimento che elegge il nostro amico cane a guaritore senza medicine, a psicanalista senza divano e a clown senza trucco. Dea, un nome e un fatto.

Ti dicono non piangere.
Ti dicono che è solo un cane, non una persona.
Ti dicono che passerà.
Ti dicono che gli animali non sanno che devono morire.
Ti dicono che l’importante è non farli soffrire.
Ti dicono che puoi averne un altro.
Ti dicono che succederà.
Ti dicono che ci sono dolori più insopportabili.
Ma non sanno quante volte hai guardato il tuo cane negli occhi.
Non sanno quante volte sei stato tu e il tuo cane a guardare nell’oscurità.
Non sanno quante volte è stato il tuo cane l’unico che è stato al tuo fianco.
Non sanno che l’unico che non ti ha giudicato è il tuo cane.
Non sanno quanta paura hai avuto la notte in cui ti hanno svegliato i suoi lamenti.
Non sanno quante volte ha dormito il tuo cane vicino a te.
Non sanno quanto sei cambiato da quando il cane è diventato parte della tua vita.
Non sanno quante volte lo hai abbracciato quando era malato.
Non sanno quante volte hai finto di non vedere quando i suoi capelli diventavano sempre più bianchi.
Non sanno quante volte hai parlato al tuo cane, l’unico che ti ascolta davvero.
Non sanno quanto sei stato bello per il tuo cane.
Non sanno che è stato solo il tuo cane a sapere che stavi soffrendo.
Non sanno quali sentimenti ti ha fatto provare il tuo cane.
Non sanno cosa si prova a vedere il tuo cane anziano che si sforza a venire a salutarti.
Non sanno che quando le cose andavano male, l’unico che non se ne è andato è il tuo cane.
Non sanno che il tuo cane si fida di te, in ogni istante della sua vita, anche all’ultimo.
Non sanno quanto il tuo cane ti ha amato, e quel poco che gli bastava per essere felice, perché a lui bastavi tu.
Non sanno che piangere per un cane è una delle cose più nobili, significative, vere e pulite che puoi fare.
Non sanno dell’ultima volta che lo hai spostato con difficoltà… facendo attenzione a non fargli del male.
Non sanno cosa hai sentito quando gli hai accarezzato la faccia negli ultimi momenti della sua vita.
Emanuele Grandi
